magna roma
Nell’universo di Star Trek capita, in maniera statisticamente improbabile, che i nostri eroi incontrino civiltà incredibilmente simili a quelle della storia umana (chessò, in Paradise syndrome Kirk finisce in mezzo a degli indiani d’America) o i cui mores sono curiosamente simili a quelli anglosassoni ed i cui abitanti sono, chissà perché, tutti umanoidi, al massimo con le orecchie a punta o dei vestiti strani.
Le ragioni sono, ovviamente, di tipo narrativo, nel senso che è necessario, per quanto si tratti di alieni, mantenere delle possibili identificazioni per lo spettatore e di budget, perché una serie televisiva in cui i personaggi non sono umanoidi risultava improponibile per gli anni ’60.
Per giustificare il tutto, si sono però inventati la Legge di Hodgkin sul parallelo sviluppo planetario, una teoria (un filino determinista, direi), per la quale simili pianeti con simili ambienti e simili popolazioni tendono a riprodurre a livello sociale le stesse forme di sviluppo.
Questo spiega un grande episodio della serie classica di ST (Bread and circuses, cioè il panem et circenses di cui parlavamo qui), in cui Kirk, Spock e McCoy scoprono un pianeta in cui l’Impero Romano non è mai caduto ed è arrivato serenamente al nostro XX secolo (i giochi dei gladiatori sono trasmessi in tv, per dire) ed oltre.
Il romanzo di Daniel e David Dvorkin (The captain’s honor) fa incontrare questa civiltà decisamente fascistoide (tra l’altro pare che il pianeta si chiami Magna Roma e gli abitanti Magni Romani) all’Enterprise di Picard, con risultanti ora ridicoli ora intriganti…
Rieccomi! Anch’io ho recensito un romanzo in cui antico e moderno si intrecciano con risultati intriganti: http://wwayne.wordpress.com/2014/04/07/giulio-cesare-cyberpunk/. Che ne pensi?
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non conoscevo il libro e la tua recensione non è positiva al 100%… l’ho comunque ordinato su kindle ;-)!
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Ottima decisione! Grazie mille per la risposta e per il “Mi piace” (apprezzatissimo)! : )
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