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ciò che non è non è e ciò che è non è

17 agosto 2014

gorgiaframmentiPremesso che di Gorgia pensavo esistessero solo due cose (“le figure retoriche” e l’Encomio di Elena), è un piacere scoprire che i suoi frammenti offrono anche altri spunti.

La recente edizione di Testimonianze e frammenti a cura di Roberta Ioli raccoglie, ordinatamente, le testimonianze antiche sull’oratore di Lentini, definito da Filostrato il padre della sofistica; pare fosse ricchissimo (come spesso si rinfacciava ai sofisti, si faceva pagare per le sue lezioni) e vanitosetto (si fece costruire una statua d’oro a Delfi e gliene costruirono pure una ad Olimpia; Eliano racconta pure che lui ed Ippia andavano in giro vestiti di porpora); sarebbe inoltre morto assai anziano (a 108 anni, secondo diverse fonti) ed era talmente famoso da avere un verbo apposta per i suoi imitatori (gorgiavzein). Platone lo fece protagonista di un suo dialogo e Gorgia, secondo Ateneo, la prese con filosofia (“ma quant’è bravo Platone a sfottere!”).

Di lui restano due discorsi più o meno completi (il famoso Encomio di Elena, in cui demolisce il luogo comune che voleva la donna rea di varie nefandezze, affermando che fu vittima o del Fato o della violenza o della persuasione retorica di Paride – e qui sono le pagine più affascinanti di Gorgia – o della sua bellezza e l’Apologia di Palamede, un fittizio discorso in cui l’eroe si difende dall’accusa di aver passato segreti militari a Priamo, accusa mossagli da Odisseo che rosicava perché Palamede aveva smascherato il trucco con cui aveva cercato di evitare di partecipare alla guerra di Troia) e pochissimi frammenti di altre orazioni (un Epitaffio, un Discorso olimpico e poco altro).

Ma la parte più corposa del lavoro della Ioli è la traduzione e commento di un trattatello filosofico giuntoci rocambolescamente (tramite uno pseudo-Aristotele e Sesto Empirico), in cui Gorgia si scatena in un delirio antiparmenideo intitolato Su ciò che non è, in cui dimostra, appunto, che nulla esiste.

Fighissimo.

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