l’amore è un costrutto borghese
A partire da qui si può facilmente tracciare una linea sulla tematica omosessuale nella letteratura italiana del Novecento, accomunata da una morbosa dimensione di cupa disperazione che trova probabilmente in Dario Bellezza (di cui ho letto Lettere da Sodoma, comprato tipo dieci anni fa nella fase “devo leggere tutta la letteratura italiana” – la stessa fase per cui ho letto i romanzi ‘borghesi’ di Verga – ed ora, sembrerebbe, fuori catalogo, nonché fuori moda) il suo principale rappresentante.
Il romanzo (epistolare! come nel ‘700!) è apparso negli anni ’70 ma è ambientato un decennio prima, in una Roma iperpasoliniana fatta di marchette a Termini e di allucinate figure di tossicodipendenti, pedofili e gattare; la scrittura di Bellezza non è priva di vezzi letterari (allusioni stilnoviste quando meno te le aspetti) e di virate poetiche ma quello che domina è un senso di, ripeto, cupa disperazione, mancanza di riscatto, abnegazione e frustrazione, senza la drammatica lucidità di un Pasolini che era sempre capace di sublimare il tutto. Pare che come poeta fosse meglio.
(altra recensione di un anobiano sta qua)