le fonti, le fonti!
Visto che se ne parlava qua, ho pensato bene di andare all’originale ed ho affrontato un agile (nel senso che è breve, perché per il resto è a tratti ostico e cita Lauseberg) libretto di Gian Biagio Conte, Memoria dei poeti e sistema letterario, che spiega per bene le varie sfumature dell’allusione poetica, partendo da Catullo che, evocando il suo viaggio in Bitinia fino alla tomba del frater, richiama i viaggi di Odisseo e che poi è a sua volta richiamato da Virgilio per bocca di Anchise e da Ovidio che mette in bocca ad Arianna quanto lei diceva in Catullo e in cui Marte richiama una promessa che Giove aveva fatto non nel ‘mito’ ma proprio negli Annales di Ennio (sì, anche a me è venuto mal di testa).
Tra metafora e similutudine (cioè tra allusione integrativa ed allusione riflessiva, pare si debba dire) è un continuo gioco di richiami e di riecheggiamenti che dà l’impressione che ogni scrittore latino si dovesse mettere necessariamente in relazione con chi c’era prima di lui, in un’apparente mancanza di libertà che in realtà permette di dire quello che si vuole, e pure meglio.
Non solo i latini amavano “impreziosire” la propria scrittura ricollegandosi ad autori precedenti, ma il fenomeno è presente in numerose letterature e persino nel cinema. Una descrizione “citata” acquista maggiore profondità e “dà lavoro” ai critici, che possono così sbizzarrirsi a ricercare le fonti.
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