boy, it’s tough getting on in the world when the sun doesn’t shine and a boy needs a girl
Negli anni ’70 andavano molto di moda gli studi sulla condizione femminile (e quindi era tutto un fiorire di libri sulla donna romana, la donna greca, la donna grecoromana, le donne in Grecia, le donne a Roma etc. ); poi venne l’interesse per l’omosessualità (a partire da un fondamentale saggio di Kenneth J. Dover), per cui c’erano i lavori della Cantarella (essenziali nell’ambito accademico italiano) e di altri sull’omosessualità in Grecia, a Roma, nel Vicino Oriente etc.
Ora, a chiuderne il cerchio, l’attenzione accademica (in area anglosassone, perché da noi si studiano gli iati in Demostene e pochissimi sono i lavori di gender theory – spero di sbagliare) si è rivolta ai maschi e a cosa vuole (voleva) dire essere maschietti a Roma o in Grecia – come nel caso esemplare di Catullo, di cui si parlava qua.
Figuriamoci dunque la mia gioia nel vedere il romanzo greco (da cui sono storicamente dipendente: vedi qua e qua – e pure qua!) al centro di una riflessione sulla mascolinità quale il recentissimo Playing the man di Meriel Jones.
Il saggio rilegge i romanzi di Caritone, Senofonte Efesio, Achille Tazio, Longo Sofista ed Eliodoro attraverso tre densissimi capitoli di cui i primi due si collocano decisamente a cavallo tra quella che chiamiamo “cultura” (il capitolo paideia) e quella che chiamiamo “natura” (il capitolo andreia), mentre il terzo è dedicato al tema dell’omosessualità (presente in tre romanzi su cinque, curiosamente manca nel più antico – Caritone – e nel più recente, Eliodoro).
Particolare attenzione è dedicata al romanzo di Caritone, il cui protagonista, Cherea, compie un vero e proprio cammino di paideia (bildungroman!) verso l’andreia (invertendo così il processo natura -> cultura!) ed a quello di Achille Tazio, il cui Clitofonte pare quasi una sorta di antieroe incapace di aderire al modello di virilità tradizionale (il saggio stesso richiama brevemente la rilettura del Satyricon di Petronio da parte di Conte, con il quale parecchie sono le analogie) mostrandosi un inetto in più di ogni circostanza e rivelandosi incapace di controllare la propria sessualità (e per questo femminizzato fino al travestitismo, perché la mancanza di autocontrollo è classicamente femminile); di Senofonte Efesio si parla in modo particolare per la storia di Ippotono e Iperante nonché per il rifiuto di avances pederotiche da parte del protagonista, Abrocome (stessa cosa succede a Dafni in Longo Sofista), mentre Achille Tazio sembra essere l’autore che più insiste sul tema, come spesso in testi coevi (c’è una cosa pseudolucianeo ed un dialoghetto di Plutarco), forse proprio perché teso a rovesciare l’ideale paideutico di andreia del protagonista maschile.
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