jason, senza argonauti
Ci sono un po’ di perplessità sulla nuova serie della BBC, Atlantis, di cui è da poco finita la prima stagione.
Protagonista è un fanciullo dei giorni nostri, Jason, che, alla ricerca del padre, finisce ad Atlantide – non è chiarissimo se è andato indietro nel tempo e si fa finta che l’isola di cui parla Platone sia realmente esistita o se sia in una sorta di universo parallelo o cosa.
Lì diventa amico di un Eracle un filino lontano dall’eroe del mito e di un Pitagora (che è invece ossessionato dai triangoli), si innamora di una Arianna che è figlia di Minosse e di Pasifae (non coinvolta per ora in burlesche zoofilie), che regnerebbero non su Creta ma, appunto, su Atlantide.
Superata prontamente l’aporia per la quale o Jason parla correttamente greco antico o tutti ad Atlantide parlano con un elegante accento british, il nostro non pare molto interessato al padre (“è morto”, gli dicono dopo 10 minuti e la cosa finisce lì) e vive una serie di avventure che richiamano miti classici (c’è un minotauro, una medusa, una Circe etc. ) in cui se la cava sempre brillantemente, fino ad un colpo di scena finale che, sarò tonto, proprio non mi aspettavo.
Non è un capolavoro, e, rivolto ad un pubblico familiare, manca del binomio sesso/violenza che pare essere l’unico modo di coinvolgere le masse nella storia antica, per cui per ora va bene così.