hurts so good
Il mio primo contatto coi Tears For Fears, proprio a fare archeologia della memoria, dev’essere stato ai tempi della seconda media, quando facevo scherma (!) e con me c’era un ragazzino che aveva su cassetta (!!) una compilation (Monster qualcosa, mi pare) con dentro Shout che supplicai, con successo, di prestarmi.
La cosa mi parve un capolavoro, figuriamoci poi l’effetto che mi fece Everybody wants to rule the world.
Poi divennere un po’ pretenziosi (Sowing the seeds of love), fecero un bel greatest hits e si persero per strada, anche se esistono ancora.
A trent’anni da allora c’è la riedizione del loro primo disco, The hurting, quello con Change, Pale shelter e soprattutto la cupissima Mad world, che resta un capolavoro (ed una delle canzoni più deprimenti della storia):
In realtà tutto The hurting è assai poco allegro, visto che ha come filo conduttore traumi infantili, terapie estreme, il fatto di non essere più bambini e lacrime di paura. Musicalmente, viene da qui, tramite Gary Numan e gli OMD e suona un po’ datato ma certe cose sono senza tempo.
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