sotto, ma proprio sottobosco
“Mafia è una parola vuota non significa nulla. La mafia non esiste!!!! é un’invenzione dello Stato che non sa più che pesci pigliari con questi criminali. Quindi contro un cosa che non esiste perché c’é bisogno di lottare” è un commento apparso su corriere.it (dipende dai giorni, ma certe volte pare che il sito sia preso d’assalto da gente strana, ma parecchio), ennesima conferma che sull’ “internets” circola gente che dice cose in libertà, tanto per dirle.
Che internet, come il mondo, sia ricettacolo di gente razzista, ignorante, paranoica e un filino analfabeta è affermazione banale. Meno banale è scoprire che esiste una realtà ancora più povera (economicamente e culturalmente) di quella connessa, una realtà di “dimenticati” la cui stessa esistenza dovrebbe interrogarci molto sul “progresso” di questo paese.
Il submondo della ggente va oltre la piccola borghesia che si indebita per comprarsi un iPhone o per fare le vacanze in crociera, ma molto, molto oltre.
Specchio di un subproletariato disperato è un giornale come Cronaca Vera, che sarebbe superficiale definire uber-trash ed ingiusto relegare con atteggiamento snob a “spazzatura”. A leggere Cronaca Vera credo siano solo professori di sociologia e persone disperatamente povere. O per lo meno sono solo persone disperatamente povere (economicamente e culturalmente) a scrivere a Cronaca Vera.
Leggere una selezione di lettere al settimanale pubblicata qualche anno fa (Cara Cronica) può essere un’esperienza “divertente” se vi piacciono le domande sconclusionate, da stupidario (“Le nazioni europei quanti sono e i loro confini quale sono? Fino dove arrivano agli altri stati non europei?”) ma è un divertimento che confina con la disperazione, anzi, la supera abbondantemente.
Ci sono lettere di carcerati, di persone sole, di persone ignoranti, di malati di mente, di persone cui mancano i più elementari strumenti per decifrare la realtà, vittime dichiarate di raggiri ed imbrogli, gli ultimi della storia, i dimenticati, come li chiama il curatore. E’ l’ambiente in cui nascono storie come quella di Erba o quella di Avetrana, a fianco di vicende piccolo borghesi come quella di Chiara Poggi.
E’ il fallimento di un Paese che pare l’Italia borbonica, lo stesso mondo delle novelle di Verga e di Maria Goretti, storie di un secolo fa che sono il presente di tanta gente, che sarebbe troppa anche se fosse una sola persona.
E sto qui a pensare di passare all’iPad Air.
Triste!
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Tragicamente vero!
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Nessun professore di sociologia si avvicina a più di 15 metri a un qualunque numero di Cronaca Vera. Alcuni vorrebbero scriverci sopra, mi dirai… 🙂
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