school, punk rock, success
Requiem per la scuola? di Norberto Bottani non è una riflessione sull’operato del ministro Profumo, né il solito dibattito sui ggiovani o sulle nuove tecnologie (anche se scopro perché la cosiddetta Generazione Y avrebbe questo nome: pare c’entri la forma ad y delle cuffie dell’iPod) o sul latino per tutti.
Vuole essere una riflessione sul senso che può avere l’istituzione “scuola” in una società postmoderna, considerato che la scuola di oggi (non solo in Italia) è essenzialmente la stessa cosa che era quand’è nata nella sua forma moderna durante l’800 (da noi spesso anche gli edifici in cui si fa scuola sono ottocenteschi, a dire il vero), come strumento per la formazione di una identità nazionale in quelli che si potevano solo allora cominciare a chiamare Stati Nazionali.
Con il ‘900 la scuola è diventata “di massa” con conseguenze forse allora imprevedibili, pur continuando a proporsi sempre la stessa cosa, di essere cioè fattore di istruzione e quindi di mobilità sociale, evidentemente senza riuscirci un granché, considerato che il contesto socioeconomico di partenza è sempre, e tragicamente, il fattore dominante negli esiti del percorso scolastico e questo vale per tutto il mondo, perché in tutto il mondo il “sistema scuola” è sempre lo stesso, a parte minime differenze locali (talora illuminanti: in gran parte del mondo non esistono i “bidelli”).
Descolarizzare il pianeta è ovviamente una proposta paradossale (e Bottani non arriva a questo), ma la provocazione intellettuale di questo libretto è stimolante…