ero fuori dalla tua stanza mentre dormivi, zayn
La settimana scorsa in Inghilterra è stato trasmesso un documentario sulle fan dei One Direction, che noi conosciamo bene.
Vederne solo i primi minuti è stata un’esperienza sofferta, per cui mi limito a citare il caso della fanciulla che, per sentirsi più vicina a Niall, si è messa anche lei l’apparecchio (cosa che solleva molti dubbi sulla deontologia professionale del dentista coinvolto, come minimo).
Dal documentario si potrebbero dedurre due generalizzazioni: 1) le fan dei One Direction sono pazze e 2) gli adolescenti in genere sono pazzi.
A questa estrema linea di pensiero pare alludere un libretto uscito l’anno scorso, Nella testa degli adolescenti di Eveline Crone, una psicologa dello sviluppo che ha fondato un istituto olandese in cui si studia lo sviluppo celebrale dei bambini e degli adolescenti, sviluppo che pare avvenire in tempi differenti per le varie aree, per cui comportamenti che potremmo definire “devianti” avrebbero in primis una causa fisiologica. Gli adolescenti, insomma, sarebbero effettivamente pazzi, ma poi sviluppano e passa tutto.
L’impianto scientifico del lavoro pare deboluccio (si tratta comunque di un testo divulgativo) e pare ignorare l’idea per la quale, esattamente come l’amore romantico è stato una fruttuosa invenzione della letteratura ottocentesca, l’adolescenza ha certamente molto di biologico ma è soprattutto un prodotto culturale del ‘900 (grazie, Freud), esploso in maniera massiccia intorno agli anni ’50, con la nascita del “teenager” e blah blah blah (ho un libro su questa cosa nella sterminata pila dei legenda).
(c’è anche il rischio di imbottire i ggiovani di psicofarmaci, se la questione è tutta nel cervello, no? Oppure li si iberna e li si scongela quando hanno 25 anni)
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