una canzone a caso – 20
Dopo West end girls, i Pet Shop Boys tornarono al #1 in Inghilterra nel 1987, con il primo singolo dal loro secondo album, It’s a sin.
Già nel primo disco (Please) avevano fatto canzoni su temi poco frequenti nella musica pop (Suburbia parla di degrado urbano, Oppotunities di ipercapitalismo e non fatemi parlare di Paninaro) ma in Actually si sarebbero spinti oltre, parlando di thatcherismo (Shopping e King’s cross), AIDS (Hit music e It couldn’t happen here, basata su una cosa di Morricone) e, concetto solitamente avulso dal contesto di un Top of the pops qualsiasi, di peccato.
La canzone è tanto musicalmente high energy quanto liricamente deprimente, con Neil Tennant che ripercorre una cupa infanzia dominata dal senso di colpa che sembra pervadere ogni cosa (for everything I long to do / no matter when, where or who / has one thing in common too / it’ s a, it’s a, it’s a sin) ed uno splendido gusto per la disubbidienza (‘cause I didn’t care / and I still don’t understand), per quanto alla fine non è che sia proprio sereno (so I look back upon my life / forever with a sense of shame) e si mette a recitare l’atto di dolore. In latino.
Il video non poteva che essere diretto da Derek Jarman, che avrà da poco visto Il nome della rosa: