kill your idol
A leggere quanto se ne scriveva prima che fosse pubblicato, pareva che questo Elimination night, di autore anonimo (oh! la suspence!), dovesse essere la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso e svelare tutto ma proprio tutto il torbido che si cela dietro la “reality tv”, o specificatamente American Idol (stagione 10, ad essere precisi).
E’ vero che dietro i personaggi di un inventato Project Idol sembrano celarsi Jennifer Lopez, Steven Tayler ed un assolutamente insignificante Randy Jackson (i tre giudici – ho come l’orrenda impressione che Randy Jackson ad un certo punto sia stato “famoso” in Italia ai tempi in cui Zucchero cantava di sane e consapevoli libidine che salvano i ggiovani dallo stress e dall’Azione Cattolica), ma Elimination night mi pare altro.
Come La mascherata di Alberto Moravia riusciva, nel 1941, a prendere in giro il fascismo in una sarcastica rappresentazione di un paese inventato che sapeva molto dell’Italia del ventennio (si dovette arrivare alla seconda edizione perché i gerarchi se ne accorgessero ed il libro fosse posto sotto sequestro), così Elimination night ci trasporta in una realtà parallela in cui è facile perdersi, senza per questo dover trovare precise corrispondenze tra quel mondo e questo qua, anche per via di un certo ricorso all’iperbole.
La bellezza del romanzo non è nello scoprire che ai produttori interessa che le cantanti donna abbiano le gambe in bella vista, che quanto dicono i concorrenti è imparato a memoria, che i giudici pensano solo ai soldi, che J-Lo ha 12 baby sitter o che il conduttore mangia cuccioli di cane ed è segretamente innamorato di Simon Cowell, ma nella dissacrante rappresentazione dello star system, visto con gli occhi di un narratore (narratrice, anzi) che, per risparmiare abbastanza da potersi dedicare a scrivere “il grande romanzo americano”, si mette a lavorare per la Fox (qui chiamata Rabbit!) ed ha bisogno che uno Steven Tayler in overdose le spieghi il senso della vita.
Romanzo postmoderno dell’anno, direi.
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