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rossa malpela

8 ottobre 2012

La storia di Maria Goretti pare uscita direttamente da una novella di Verga, solo che non è la Sicilia di fine ‘800 ma l’Agro Pontino di inizio secolo, terra per cui definire “disumane” le condizioni di vita dei contadini, dei braccianti e simili è un eufemismo.

Ed è tragicamente vera, non solo verosimile.

Al contesto di questa piccola storia ignobile è dedicato un vecchio (la prima edizione è del 1985) libro di Giordano Bruno Guerri, Povera santa povero assassino, a suo tempo oggetto di “polemiche” da parte vaticana, con tanto di “Commissione di studio istituita dalla Congregazione per le Cause dei Santi” (!), impegnata a confutare la testi di fondo del libro, che cioè la bimba, come il suo assassino, fu il prodotto di una miseria culturale e materiale mostruosa e che finì sugli altari grazie al clerico-fascismo novecentesco (come la storia di Padre Pio di cui si parlava qua) ed alla sua sopravvivenza nell’Italia del dopoguerra, quando serviva un modello di virtuosa castità da opporre alle “perversioni” portate dagli ammericani.

“Ho pianto molto perché Marietta è morta. Ma avrei pianto assai di più se non si fosse fatta ammazzare“, sono le parole della madre.

Da restare allibiti, se non fosse la stessa storia, da millenni.

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