le stelle però secondo me non hanno l’anima razionale di cui parla lui, eh
Visto che con Proust vado ormai come un treno, ho pensato bene di affrontare un altro dei volumoni che di solito mettono paura, come I princìpi di Origene.
Il primo problema è che l’opera a noi non è giunta.
A metà, infatti, del III secolo dC, Origene andava molto di moda, lo si usava per i suoi scritti contro il pagano Celso, per le polemiche con gli gnostici e gli stoici et similia, poi però alcune sue posizioni cominciarono a non essere coerenti con l’ortodossia in fieri ed il nostro finì con l’essere accusato di subordinazionismo filoariano (tipo), oltre al fatto che, quando Agostino cominciò a ragionare sulla grazia in polemica con i pelagiani ed ad elaborare l’idea di “peccato originale” (Origene non lo nega, è che proprio non gli viene in mente come idea), i testi del nostro poco si adattavano ai tempi, fin quando, nel Concilio di Costantinopoli del 553, alcune sue idee vennero considerate eretiche (grazie, Giustiniano).
Prima di arrivare però a questa condanna, tra IV e V secolo gli apologisti di Origene ed i suoi detrattatori litigavano di brutto; in questo contesto, in una polemica tra Rufino e Girolamo, il primo decise di tradurre in latino quest’opera del teologo greco, dicendo esplicitamente di non volerla tradurre letteralmente ma di volere espungere tutti i punti dottrinalmente discutibili mentre il secondo ne fece una traduzione puntuale proprio per dimostrare l’eterodossia di Origene.
A noi è arrivata solo la talora fantasiosa traduzione di Rufino e per un filologo credo sia un incubo restituire il significato ultimo di un testo volutamente tradìto dal suo traduttore – qualche aiuto viene ovviamente da altre opere di Origene conservate e dai pochi frammenti dell’originale greco.
Detto questo, I principi sono un CAPOLAVORO ASSOLUTO.
Dopo aver spiegato per benino i concetti di Padre, Figlio (qui il nostro è davvero un subordinazionsita filoariano, in quanto ritiene esplicitamente “il Figlio… inferiore al Padre” – l’idea è che mentre Dio è presente in tutte le cose, in quanto da lui create, Cristo/logos è presente solo negli esseri razionali) e Spirito Santo (quella di Origene è la prima trattazione sul tema DELLA STORIA), Origene inizia a trattare lo spinoso tema dell’anima, della sua caduta e della sua redenzione, con spunti platonici (l’anima sarebbe pre-esistente rispetto al corpo! adoro il neoplatonismo cristiano), e soprattutto del libero arbitrio, sul quale scrive pagine meravigliose, restando in realtà abbastanza dentro alla dottrina della grazia, per lo meno per come formulata all’epoca.
C’è poi una splendida idea di Inferno, che altro non sarebbe che consapevolezza del male compiuto dal quale tutte le creature possono comunque allontanarsi, Satana compreso (e su questo punto, che è poi la più bella idea della grazia e del libero arbitrio mai scritta da essere umano, le critiche ad Origene si fecero durissime), perché persino chi è il più lontano da Dio può a Dio ritornare.
Secoli di storia sarebbero infine stati diversi se le chiavi di lettura allegorica della Bibbia da lui proposte fossero state davvero seguite.
Il cristianesimo, più o meno come dovrebbe (ed avrebbe potuto) essere.
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