immanentismo maeterlinckiano
Sono apparse in mezzo ai viburni / le farfalle crepuscolari (un’acherontia atropos?), scriveva Pascoli a fine ‘800 nel Gelsomino notturno, anticipando involontariamente l’interesse di Guido Gozzano (di cui ho finito l’opera omnia) per le farfalle, attestato dalla sua opera postuma (filologicamente ricostruita dai suoi appunti in prosa e dai versi talora solo abbozzati), chiamata appunto Le farfalle – Epistole entomologiche.
Da piccolo pensavo fosse una cosa metaforica, invece no, questo qua parla proprio di farfalle, quasi fosse un alessandrino alle prese con un poema didascalico (la creatura per volar su nata / in versi canterò), anche se è sempre Gozzano (queste pagine v’offro ove s’aduna / non la galanteria settecentesca / ma il superstite amore adolescente – l’ultimo endecasillabo mi pare meraviglioso).
Ogni tanto sa pure di Leopardi, quando parla de la Natura che i retori vantarono / perfetta ed infallibile (…) ma che è in realtà Madre cieca e veggente, avara e prodiga / grande e meschina, tenera e crudele e che non si cura di quando le farfalle son preda degli uccelli / e dei bimbi (…), e ci si chiede cosa ne sarebbe venuto fuori se avesse potuto terminare la sua opera…
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