I really don’t know what I’m doing here
Per la serie “sosteniamo i giovani artisti”, dopo Morrissey, ieri sera è stato il turno dei Cure (qui il mio post definitivo).
Il concerto era all’Ippodromo delle Capannelle, posto meno terribile e più raggiungibile di quanto mi avevessero raccontato (oddio, ad un certo punto si passa attraverso il nulla, l’acustica non è delle migliori e c’è davvero uno stand con la scritta “allibratore”) ma per i Cure ero pronto a tutto (anche perché non li vedevo da quattro anni).
Hanno cominciato con Open ed High e per un istante ho pensato che suonassero tutto l’album Wish in ordine ma grazie a dio non l’hanno fatto perché sarei morto. Con un repertorio di più di trent’anni di carriera, hanno spaziato dai classici (A forest, Just like heaven, Boys don’t cry, Pictures of you) a cose meno ovvie (Wrong number!); Robert Smith è stato più loquace del solito (anche se non dice mai thank you ma nkyou) ed è stato positivamente sorpreso dai coretti da stadio per Play for today ed hanno suonato per tre ore filate (a cinquant’anni questi sembra che ne abbiano venti).
E’ dal 1989 che si dice “è l’ultimo disco”, “è l’ultimo tour”, “è l’ultimo concerto”.
Fosse così, se muoio son contento.
Io li ho rivisti questa estate a Bilbao dopo 20 anni e devo dire che tutti i timori di vedere delle rock star appassite si sono dissipati quasi subito: tre ore di spettacolo davvero fantastiche, la musica ha continuato a vibrarmi dentro per tutto il giorno dopo. Tra l’altro il concerto è iniziato in ritardo di quasi un’ora per problemi tecnici e Robert ha intrattenuto il pubblico suonando tre canzoni “unplugged” (se vai su you tube puoi vedere) e questo valeva già il prezzo del biglietto. Insomma, anch’io posso morire contenta.
PS ho scoperto da poco il tuo blog e lo trovo interessante.
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OMG! Fire In Cairo! E’ questo: http://www.youtube.com/watch?v=lEtYix6W95A ?
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Si è proprio quello. Che emozione!
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