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in fabula

5 giugno 2012

Considerato che la classica Geschichte der lateinischen Sprache di Friedrich Stolz ha più di un secolo di vita alle spalle, la quarta edizione italiana (1993) comprende pure un capitolo di Preliminari per una storia (ed una grammatica) del latino parlato (di Edoardo Vineis), la ripubblicazione delle a tratti datate (ma bellissime) Riflessioni sulla storia della lingua latina di Alfondo Traina, un esponenziale aggiornamento della bibliografia e l’unica traduzione italiana di un capitolo della russa Storia della lingua latina di Tronskij (La formazione della lingua letteraria latina, un testo così graziosamente sovietico da usare come insulto il sintagma “linguista borghese”).

Il che vuol dire che su 283 pagine (indici esclusi), il testo originale è meno della metà del volume, cosa che trasmette un certo senso di smarrimento, nel quale non è facile orientarsi.

Quello che Stolz definisce un “libretto” è in effetti una veloce rassegna della storia della lingua latina, su solide basi comparatistiche (ovviamente datate), con un occhio di riguardo non tanto alla letteratura quanto alla lingua epigrafica (di cui si presentano vari, e puntuali, esempi), sia con lo sguardo rivolto al passato (i rapporti con l’osco-umbro ed il falisco) sia al futuro (le lingue romanze).

Dopo un secolo di linguistica scientifica, è naturale che il testo non contenga sorprendenti novità ma ci sono comunque curiose sorprese: una delle paroline che si imparano in quarto ginnasio, lupus, non sarebbe in realtà “latino” ma un prestito osco-umbro, in quanto l’esito della labiovelare dovrebbe essere qu (*luquos) e non p, come fa invece in osco (pure il bos in latino dovrebbe fare *vos, pare).

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