l’altra faccia della medaglia
Vista con estremo piacere la prima, spettacolare, stagione di Spartacus, è parso opportuno fare i seri e leggere il recente Spartaco di Aldo Schiavone (uno che, dalla prima pagina, scrive benissimo), tentativo di biografia di un personaggio di cui si sa poco, ed il poco che si sa ci è giunto a frammenti (le Historiae di Sallustio, i riassuntini di Livio) o scritto tipo 150 anni dopo i fatti narrati (Plutarco, Appiano), da gente che non spiccava certo di simpatia per Spartaco (solo Cesare, brevissimamente, sembra ammirare Spartaco per aver raggiunto l’usus ac disciplina delle truppe romane, De bello gallico I 40).
Muovendosi fra queste ed altre fonti, Schiavone legge Spartaco come “fuggitivo” (e sullo Spartaco pre-schiavitù gli sceneggiatori della serie dimostrano di aver fatto i loro compiti, sorprendentemente), poi come “condottiero” ed infine come “soccombente”, quando il suo piano (no, non era la lotta di classe degli schiavi oppressi, pp. 72-77, signorina Luxemburg) di essere il nuovo Annibale cozzò, proprio come era successo al cartaginese, con la fedeltà a Roma delle popolazioni italiche ed il tutto finì, probabilmente dalle parti di Salerno, contro l’esercito di Crasso.
Sapevo poi che i resti dell’esercito di Spartaco furono finiti da Pompeo, ma non sapevo, che una decina d’anni dopo, ultime bande di compagni di Spartaco si sarebbero coalizzate con i brandelli dell’esercito di Catilina, per essere alla fine fermate da un certo Gaio Ottavio, che da pochi mesi era diventato papà di un bel bambino, chiamato prima Ottaviano e poi Augusto, perché nella storia romana tutto è sempre, meravigliosamente, collegato…
Davvero ti è piaciuta la prima stagione di Spartacus? Meglio della seconda, senza dubbio. Ma la serie, in sé, non mi sembra un granché.
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