quello che le donne non dicono
L’altra sera è finito l’X Factor americano (lo spazzino ex tossicodipendente è arrivato terzo, il laido secondo ed ha vinto una tizia insignificante) e per allungare il tutto (oltre ad un esibizione di Justin Bieber e dell’onnipresente Pitbull) hanno trasmesso un paio di montaggi dedicato ai giudici: quello su Simon Cowell e LA Reid era tutto su chi ce l’aveva più lungo ed era quindi migliore talent scout, mentre quello sulle due signore (Paula Abdul e Nicole Scherzinger) era tutto incentrato su quale delle due avesse pianto di più, perché, evidentemente, in televisione le donne possono solo conciarsi da zoccolone o frignare inconsolabilmente (il caso vuole che in entrambi i casi risulti vincitrice Nicole Scherzinger) (sul tema generale della rappresentazione mediatica del gender ci sono pagine molto interessanti in questo blog).
Mi è venuto anche in mente che Quello che le donne non dicono di Fiorella Mannoia (ma scritta da Enrico Ruggeri) è una summa di stereotipi alquanto sessisti (pare che le donne si trasformino un po’ solo per la voglia di piacere e le potrete trovare sempre qui pronte a dire un altro sì, purché le portiate delle rose o delle nuove cose), con tra l’altro un abuso di rime baciate che chiede vendetta.
Tutto ciò a margine della lettura del volume della Storia delle donne dedicato all’Ottocento, in cui sono raccolti vari saggi spesso illuminanti (il più denso è Uscire, dedicato al ruolo “pubblico” della donna), che spaziano tra vari temi, con pagine notevoli; scopro ad esempio che la consacrazione cattolica del mese di maggio alla Madonna (iniziata nel ‘700 e giunta al culmine a metà del ‘800) potrebbe essere giustificata dalla volontà di esercitare un controllo sulla sessualità femminile nell’ambiente contadino (pp. 176-177), che il possesso della cultura da parte delle donne è sempre finalizzato all’altro da sé (“le donne impareranno a leggere il greco non per sé, ma per i loro figli”, p. 242), che nelle raffigurazioni pittoriche (c’è un bel saggio di Anne Higonnet) le donne sono o Madonne o zoccolone o Muse e che esistono discussi antecedenti di matrimoni fra lesbiche (i cosiddetti Boston marriages, p. 433).
Due secoli dopo, sembrerebbe che un sacco di cose siano cambiate, ma non a X Factor o a Sanremo, direi..
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