the morning after the night before
Oggi mi è arrivato un numero speciale del NME dedicato a 501 “lost songs”, cioè a canzoni “minori” di artisti più (Oasis, Blur, Bowie, Morrissey) o meno (The Primitivies, gli italiani Chrisma!) noti che, per un motivo o per un altro non sono le loro canzoni immediatamente riconoscibili ma che non di meno sono fra le cose migliori che abbiano mai fatto (credo di aver già parlato della assoluta genialità di Piccadilly palare di Morrissey e non smetterò mai di elogiare la perfezione dell’incontro tra Robbie Williams ed i Pet Shop Boys in She’s Madonna).
Per quanto riguarda gli ABBA, uno pensa a Mamma mia o a Dancing queen, ma non si può dimenticare quello che fu il loro ultimo singolo, nel 1982.
Si chiamava The day before you came ed è una delle cose più struggenti mai scritte, una canzone che parla di una vita noiosa e monotona prima dell’incontro con il grande amore, fatta di cibo cinese, puntate di Dallas e otto ore in ufficio – un po’ come Something changed dei Pulp ma senza ironia e metanarrativa – qui è tutto pathos e dramma:
Meravigliosi, e non solo per una frase come I must have read the morning paper going into town / and having gotten through the editorial, no doubt I must have frown con un gerundio passato (!) che resta spettacolare, assieme all’idea di Agnetha che legge Angelo Panebianco o Ernesto Galli Della Loggi in un freddo mattino svedese.
D’accordissimo. Uno stillicidio di noja e routine che si interrompe solo a tratti e che lascia passare squarci di consapevolezza: “It’s funny, but I had no sense of living without aim, the day before you came”. E poi quei synth minacciosi e nostalgici… Una delle canzoni più belle di sempre.
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innegabile.
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