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living a law just short of delusion

14 marzo 2012

Un po’ come La democrazia in America di Tocqueville, anche L’obbedienza non è più una virtù di don Milani è uno di quei testi spesso citati e raramente letti, col pregio di essere decisamente più agile del poderoso tomo di Tocqueville.

L’edizione uscita in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia (con nuova postfazione) si apre con il testo dell’o. d. g. dei  Cappellani Militari della Toscana del 1965 che definisce “espressione di viltà” la “cosiddetta obiezione di coscienza”, cui segue la sdegnata lettera di don Milani che, pubblicata su Rinascita, portò alla denuncia del sacerdote per “istigazione a delinquere” da parte di “un gruppo di ex combattenti”, la cui lettera trasuda sanguinosa retorica (“il piccolo, pugnace fante italiano” resta la mia espressione preferita).

Non potendo, per ragioni di salute, assistere al processo, don Milani rispose con una lunga lettera che finisce involontariamente con l’essere la summa del suo pensiero e della sua esperienza didattica e pastorale e che, come tutte le sue pagine, non sa certo di retorica, ma di vita vera. E’ poi allegata anche la sentenza con cui don Milani fu finalmente assolto “perché il fatto non costituisce reato”.

Se non fossi certo che alla sola idea lo stesso don Milani mi prenderebbe a randellate, sarebbe da invocare “santo subito”.

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